domenica 27 settembre 2015

GINESTRA

Ginestra (Zhura in lingua arbëreshë) è un comune italiano di 740 abitanti [4] della provincia di Potenza, in Basilicata, situato nel Vulture-Melfese.
Costituisce, insieme a Barile, Maschito, San Costantino Albanese e San Paolo Albanese, la minoranza etnico-linguistica arbëreshë (italo-albanese o greco-albanese) in Basilicata.

Il paese sorge a 564 metri s.l.m. nella parte centro-meridionale del Vulture, a nord della provincia potentina.
Confina con i comuni di: Ripacandida, Barile, Venosa, Maschito e Forenza.
Dista 14 km da Melfi, 50 km da Potenza, 70 km da Foggia e 95 km da Matera.
Inoltre, con 13,21 km² di territorio comunale, Ginestra è l'ultimo comune della Basilicata per estensione territoriale, dopo Campomaggiore[5].
Cenni storici[modifica | modifica wikitesto]
Comune del Vulture, il suo territorio fu ripopolato da esuli epiroti (o secondo alcuni di Scutari) grazie alla concessione di Troiano Caracciolo, feudatario di Ripacandida, che nel 1478 diede ai greco-albanesi il permesso di edificare le abitazioni in quella zona che originariamente si chiamava Lombarda Massa, ovvero il podere («mansus») dei longobardi.
Ancora oggi a Ginestra sono vive molte tradizioni balcaniche e gli abitanti del posto tengono viva la lingua arbëreshë. Ed è proprio per valorizzare e tramandare questa lingua che nel piccolo centro del Vulture è stato istituito uno sportello linguistico. Anche la protettrice del paese giunge da oriente: trattasi della Madonna di Costantinopoli, a cui è intitolato il santuario che si trova poco distante dal paese. Costruito nel 1588, al suo interno si può ammirare un affresco murale di scuola orientale del XVI secolo, raffigurante la Vergine. Qui sono custodite anche due tele del XVIII secolo: in una è rappresentata la Madonna del Latte, tra le figure di San Giovanni, San Nicola e San Borromeo; nell'altra tela è invece riprodotta una Pietà. L'altro principale luogo di culto del paese è situato in pieno centro storico: la chiesa madre di San Nicola Vescovo, risalente al XVI secolo, è impreziosita da un coro ligneo del XVIII secolo e da due lampadari stuccati in oro. Nel corso dei secoli, la chiesa madre è stata più volte ricostruita, ma è negli anni novanta che ha subito un restauro completo. Durante questi ultimi scavi è stato riportato alla luce un battistero per immersione composto da 12 archi, in cui sono raffigurati alcuni personaggi che probabilmente rappresentano i 12 apostoli.

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