martedì 17 novembre 2015

MASCHITO



Maschito (Mashqiti in arbëreshë, Maschìte in dialetto lucano) è un comune italiano di 1.719 abitanti della provincia di Potenza, in Basilicata, e occupa una superficie di 45,49 km². Insieme a Barile, Ginestra, San Costantino Albanese e San Paolo Albanese, è un paese arbëreshë della Basilicata.

Il paese vulturino sorge prevalentemente in zona collinare, compreso tra i 359 e i 894 metri sul livello del mare. Il clima è un misto tra quello appenninico e mediterraneo con estati calde e secche ed inverni freddi con precipitazioni abbondanti. Il territorio è prevalentemente utilizzato per la coltivazione di vite, ulivo e grano ed esistono radi boschi. Ci sono piccoli ruscelli a carattere torrentizio.

Le cause per cui Maschito abbia potuto essere così denominato, possono essere almeno tre:
Il presunto "Ratto delle donne venosine" da parte dei profughi in gran parte di sesso maschile, immigrati nel secolo XV, dall'Epiro.
L'attributo di origine latina "masculetum", come terra di viti maschie, cioè di Aglianico che produce il pregiato vino D.O.C.
L'omonimia con un paese balcanico che gruppi di immigrati qui stanziatisi avrebbero dato alla terra maschitana, in dei luoghi natii.

Maschito fu in epoca romana una fortezza militare, ma dopo un terremoto nel XIV secolo il paese fu abbandonato. Maschito sorse verso il 1467 sotto Ferdinando D'Aragona, quando Giorgio Skanderbeg gli mandò truppe per combattere gli Angioini pretendenti al trono di Napoli.
Dopo la presa di Croia da parte dei turchi, si ebbe, tra il 1478 e il 1479, una prima emigrazione di albanesi in Basilicata. Più tardi nel 1533 quando la conquista dell'Albania fu definitiva si aggiunsero, ai primitivi albanesi, dei coloni greci-albanesi provenienti da Corone. Col trattato di pace tra Carlo V e il sultano Solimano I, firmato a Costantinopoli nel 1533, la piazzaforte di Corone veniva consegnata ai turchi a condizione che gli abitanti, disposti a lasciare la città, si imbarcassero su di una flotta e si rifugiassero in Italia. In tal modo i coronei si dispersero in varie località dell'Italia meridionale.
A quel tempo, il territorio di Maschito era proprietà della Mensa Vescovile di Venosa e del Priorato del Santo Sepolcro dell'ordine Gerosolimitano di Bari. In seguito, il De Icis nel 1539 a Venosa, sotto il viceré di Napoli Don Pedro de Toledo, debitamente autorizzato, fondò il Casale di Maschito e, con atto pubblico, redatto dal notaio Giovanni Francesco De Judice di Cosenza il 26 settembre 1541, i greci albanesi si obbligarono a pagargli l'annuo censo d'un ducato (£. 4,25) per ogni focolare o tugurio e, in più, 200 ducati (nel caso che il numero dei focolari aumentasse anche di uno solo).
A Maschito si conservò, nei primi due secoli, il rito greco-ortodosso ma dopo fu accettato, a causa alle pressioni del vescovo Deodato Scaglia, il rito latino. Vi scoppia, nel settembre 1943, una sommossa popolare antifascista che dà origine per poche settimane alla Repubblica di Maschito, la prima Repubblica libera italiana emersa dalla Resistenza.

martedì 13 ottobre 2015

BARILE

Stemma del Comune di Barile
Provincia Potenza (PZ)
Regione Basilicata
Popolazione 2.815 abitanti(01/01/2015 - Istat)
Superficie 24,13 km²
Densità 116,68 ab./km²
Codice Istat 076011
Codice catastale A666
Prefisso 0972
CAP 85022

Il Comune fa parte delle Associazioni Città del Vino e Città dell'Olio e del Movimento Patto dei Sindaci.
Elezioni
Il 28 e 29 marzo 2010 i cittadini di Barile si sono recati alle urne per le elezioni regionali 2010. Vito De Filippo è stato riconfermato presidente della Regione Basilicata.
Il 17 e 18 novembre 2013 si sono tenute le elezioni regionali Basilicata 2013. Marcello Pittella è stato eletto nuovo presidente della Regione Basilicata.
Il 25 maggio 2014 si è votato per le elezioni comunali 2014. È stato eletto il sindaco Antonio Murano.

domenica 27 settembre 2015

GINESTRA

Ginestra (Zhura in lingua arbëreshë) è un comune italiano di 740 abitanti [4] della provincia di Potenza, in Basilicata, situato nel Vulture-Melfese.
Costituisce, insieme a Barile, Maschito, San Costantino Albanese e San Paolo Albanese, la minoranza etnico-linguistica arbëreshë (italo-albanese o greco-albanese) in Basilicata.

Il paese sorge a 564 metri s.l.m. nella parte centro-meridionale del Vulture, a nord della provincia potentina.
Confina con i comuni di: Ripacandida, Barile, Venosa, Maschito e Forenza.
Dista 14 km da Melfi, 50 km da Potenza, 70 km da Foggia e 95 km da Matera.
Inoltre, con 13,21 km² di territorio comunale, Ginestra è l'ultimo comune della Basilicata per estensione territoriale, dopo Campomaggiore[5].
Cenni storici[modifica | modifica wikitesto]
Comune del Vulture, il suo territorio fu ripopolato da esuli epiroti (o secondo alcuni di Scutari) grazie alla concessione di Troiano Caracciolo, feudatario di Ripacandida, che nel 1478 diede ai greco-albanesi il permesso di edificare le abitazioni in quella zona che originariamente si chiamava Lombarda Massa, ovvero il podere («mansus») dei longobardi.
Ancora oggi a Ginestra sono vive molte tradizioni balcaniche e gli abitanti del posto tengono viva la lingua arbëreshë. Ed è proprio per valorizzare e tramandare questa lingua che nel piccolo centro del Vulture è stato istituito uno sportello linguistico. Anche la protettrice del paese giunge da oriente: trattasi della Madonna di Costantinopoli, a cui è intitolato il santuario che si trova poco distante dal paese. Costruito nel 1588, al suo interno si può ammirare un affresco murale di scuola orientale del XVI secolo, raffigurante la Vergine. Qui sono custodite anche due tele del XVIII secolo: in una è rappresentata la Madonna del Latte, tra le figure di San Giovanni, San Nicola e San Borromeo; nell'altra tela è invece riprodotta una Pietà. L'altro principale luogo di culto del paese è situato in pieno centro storico: la chiesa madre di San Nicola Vescovo, risalente al XVI secolo, è impreziosita da un coro ligneo del XVIII secolo e da due lampadari stuccati in oro. Nel corso dei secoli, la chiesa madre è stata più volte ricostruita, ma è negli anni novanta che ha subito un restauro completo. Durante questi ultimi scavi è stato riportato alla luce un battistero per immersione composto da 12 archi, in cui sono raffigurati alcuni personaggi che probabilmente rappresentano i 12 apostoli.

mercoledì 16 settembre 2015

VENOSA, UNA MERAVIGLIOSA CITTA'

Venosa (Venusia in latino, Venòse in dialetto lucano) è un comune italiano di 11.919 abitanti[2] della provincia di Potenza, in Basilicata, situato nell'area del Vulture. È uno dei 196 comuni iscritti all'associazione "I borghi più belli d'Italia", assieme ad altri quattro della regione: Acerenza, Castelmezzano, Pietrapertosa e Guardia Perticara.


Venosa è sita nel nord della Basilicata su un altopiano compreso tra due valli ed è circondata da una rigogliosa vegetazione e da numerose alture. L'escursione altimetrica del territorio venosino varia dai 177 m s.l.m. agli 813 m s.l.m., gran parte del centro cittadino però sorge ad una quota variabile tra i 400 m s.l.m. ed i 430 m s.l.m. La casa municipale si trova ad un'altitudine di 415 m s.l.m.[1].
Il clima è di tipo temperato-sublitoraneo con estati calde e secche ed inverni piuttosto freddi e umidi. Non è raro superare i 40° in estate ed andare al di sotto dello zero in inverno. La media pluviometrica si aggira intorno ai 700mm annui, con i picchi precipitativi nel periodo autunnale ed invernale. I mesi estivi, invece, sono quelli più secchi. La neve fa la sua comparsa ogni inverno con una media di 20 cm/anno circa.

Le tracce rinvenute (risalenti a circa 600.000 anni fa) assieme a resti di una necropoli neolitica, trovati in località Toppo d'Aguzzo a Rapolla nelle vicinanze del territorio venosino, certificano la presenza umana nel territorio di Venosa sin dai tempi della Preistoria. Gran parte di queste testimonianze si trovano al "Parco Paleolitico" di Notarchirico, un'area non molto lontana dal centro.
La cittadina, probabilmente fondata dalle popolazioni latine, fu strappata dai Romani ai Sanniti nel 291 a.C. dal console Lucio Postumio Megello, che ne fece una colonia latina, ove si trasferirono circa 20.000 individui. Dopo la battaglia di Canne (217 a.C.) vi riparò il console sconfitto Gaio Terenzio Varrone[10]. Durante la seconda guerra punica, nel 208, vi morì il console Marco Claudio Marcello, attaccato da Annibale durante una ricognizione.
In seguito alla guerra annibalica la città fu ridedotta (200 a.C. ca.), con l'invio di nuovi coloni. Nel 190 a.C. la fondazione della Via Appia è occasione di forte sviluppo del centro. Durante la guerra sociale fu al fianco degli alleati italici, ma fu sottomessa da Quinto Cecilio Metello Pio e nell'89 a.C., nonostante questo, ricevette il titolo di Municipium (città romana), ottenendo il diritto di voto e di cittadinanza per i suoi abitanti.
Con l'apporto di nuovi coloni, Venosa acquisì un grande sviluppo, data anche la sua collocazione privilegiata nella Via Appia (una delle più importanti vie di comunicazione dell'antichità), che collegava Roma a Brindisi. Nel 65 a.C., nel municipio nacque e visse la propria adolescenza Quinto Orazio Flacco, uno dei più illustri poeti dell'epoca antica, emigrato, in seguito, a Roma. Nel 43 a.C. fu oggetto di una nuova deduzione da parte dei triumviri, che ne espropriarono i terreni dell'ager publicus, ridistribuendoli tra i veterani.
Con l'età imperiale, nei primi periodi dell'avvento del Cristianesimo (intorno al 70 d.C.), si insediò a Venosa una delle prime comunità ebraiche in Italia, che riuscì a integrarsi con la popolazione locale. Una testimonianza di tale convivenza è la collina della Maddalena, in cui sono collocate nelle sue cavità sia sepolture semite che cristiane. Nel 114 d.C. fu aperta la via Traiana, che collegava Benevento e Brindisi ma che non toccò Venosa, portando conseguenze economiche svantaggiose per la città.
Diverse le ipotesi sull'etimologia di Venusia. Raccoglie maggior credito quella che ritiene la città fondata in onore della dea dell’amore, Venere (in latino Venus, anche tramite il trasformato fenicio Benoth). Per altri, l’origine del nome è nell’abbondanza e bontà dei suoi vini (vinosa), oppure nelle vene d'acqua di cui è ricca o, ancora, nel clima ventilato (ventosa).

mercoledì 9 settembre 2015

BIBLIOTECA COMUNALE VENOSA


NEL CASTELLO SI TROVA LA BIBLIOTECA COMUNALE DI VENOSA.


DOTAZIONE LIBRARIA: 14.200 Volumi

ORARIO DI APERTURA AL PUBBLICO:
Mattina: dal lunedì al venerdì dalle ore 8,30 alle 13,30
Pomeriggio: martedì e giovedì dalle ore 16,00 alle 18,00

ACCESSO ALLA BIBLIOTECA: dai sei anni in poi.

SERVIZI: consultazione , prestito esterno, fotoriproduzione e reference.

FOTORIPRODUZIONE: il servizio è offerto a pagamento secondo il regolamento interno, nel rispetto delle norme sul diritto d'autore.

OPERE NON AMMESSE AL PRESTITO: Fondo Antico (n.699 volumi).

CONSULENZA
Informazioni bibliografiche e documentarie sui cataloghi di cui dispone la Biblioteca, informazioni sui repertori bibliografici, supporto per il recupero di notizie bibliografiche, notizie su persone, su avvenimenti o altro che siano necessarie allo studio o semplicemente agli interessi del lettore.

SEZIONI SPECIALI
- Sezione Oraziana
- Fondo Antico


PERIODICI
La Discussione dal 1979 al 1990;
Rinascita dal 1981 al 1987;
Critica Marxista dal 1979 al 1989;
Nord e Sud dal 1954 al 1990;
Civiltà Cattolica dal 1972 al 1990;
Nuova Antologia dal 1982 al 1988;
Storia Contemporanea dal 1979 al 1990;
Mondoperaio dal 1979 al 1993;
La Biblioteca conserva, inoltre, i seguenti giornali quotidiani:
L'Unità dal 1981 al 1999;
La Stampa anno 1986;
La Gazzetta del Mezzogiorno dal 1982 al 1987i;
Corriere della Sera dal 1985;
Il Tempo dal 1982 al 1987;
L'Osservatore Romano dal 1981 al 1990;
L'Avanti dal 1983 al 1992;
L'Umanità dal 1984 al 1991;
Il Popolo dal 1986 al 1997;
LA RICERCA DELLE NOTIZIE BIBLIOGRAFICHE E' POSSIBILE ATTRAVERSO: catalogo tradizionale costituito da schede cartacee formato standard. E' in corso di realizzazione la schedatura del Fondo Antico e la realizzazione di un progetto per la schedatura informatizzata del medesimo Fondo.

LA RICERCA SUI CATALOGHI PUO' ESSERE EFFETTUATA ATTRAVERSO:
Catalogo alfabetico per autori
Catalogo alfabetico per soggetti
Catalogo sistematico per materia o classificato (ordinato secondo la Classificazione Decimale Dewey).

DONAZIONI: - Fondo Saraceni - Fondo Briscese - Fondo De Luca - Fondo Chiappella - Fondo Gallo. Si segnalano, inoltre, numerose donazioni di singoli volumi.

martedì 1 settembre 2015

IL PARCO ACQUATICO DI VENOSA






Tutti i giorni dalle 9.00 alle 18.30 il parco ti offrirà relax e divertimento.

  Il luogo ideale per un fresco break dal caldo estivo.

Tutti i giorni:
€ 22,00 per tutti.
Ingresso pomeridiano tutti i giorni dalle ore 14.00 in poi:
€ 13,00 per tutti
Ingresso gratuito per i bambini fino ad 1 metro di altezza
Ombrelloni e lettini (ad esaurimento):
€ 5,00 tutti i giorni
Le biglietterie sospendono il servizio 1 ora e mezza prima della chiusura del Parco e comunque in ogni caso in cui la capienza massima venga raggiunta.
La Direzione del Parco si riserva di modificare il calendario di apertura e chiusura senza preavviso, principalmente per perduranti condizioni climatiche particolarmente avverse.

CONDIZIONI D'INGRESSO PER GRUPPI 
Consultare la sezione Gruppi del nostro sito internet.
INFORMAZIONI GENERALI (estratto del regolamento da consultare) 
Il biglietto d'ingresso dà diritto all'uso illimitato di tutti i giochi acquatici situati all'interno del Parco.
Gli ombrelloni ed i lettini sono a pagamento fino ad esaurimento.
E' obbligatorio l'uso della cuffia da bagno per tutte le piscine; le stesse potranno essere comunque acquistate all'interno del parco.
E' vietato introdurre nel parco animali ed ogni genere di oggetto in vetro (hotel per cani gratuito).
Sono disponibili armadietti per il deposito di oggetti personali ad € 2,00 cadauno più la consegna di un documento di riconoscimento che verrà restituito a fine giornata; in mancanza di tale documento sarà richiesto il pagamento di una cauzione di € 3,00 da restituirsi a fine giornata.

giovedì 27 agosto 2015

PALAZZI IMPORTANTI DI VENOSA

PALAZZO DEL BALI'

Edificato nel XV sec. e restaurato dal Balì dei Cavalieri di Malta in cui si godeva del diritto d’asilo con immunità. Nel 1808 il Baliaggio venne abolito dai francesi.



PALAZZO DEL CAPITANO
Di stampo seicentesco, con balcone barocco in ferro battuto. E’ situato sui margini del vallone del Ruscello.

PALAZZO CALVINI

Di impianto seicentesco, il palazzo ha subito interventi successivi nel settecento e nell’ottocento che gli hanno conferito l’attuale configurazione. All’interno una tavola marmorea ( I Fasti Municipali) con l’incisione dei nomi di magistrati romani dal 34 al 28 a.C.. Oggi sede Municipale.




domenica 23 agosto 2015

LE CHIESE DI VENOSA

CHIESA SANTA MARIA DELLA SCALA


Eretta nel 1589 dal vescovo Rodolfo da Tussignano, conserva le reliquie di San Teodoro . L’annesso convento fino al 1868 ospitava quaranta monache cistercensi.

                                             CHIESA DI SAN MARTINO
Situata in un vicolo della vecchia Venosa; la prima notizia da un documento del 1262. Nel 1530 viene unita al Capitolo della Cattedrale e rimane con il nome di parrocchia fino al 1820.

CHIESA DI SAN FILIPPO NERI O IL PURGATORIO


Monumento di rilevante valore artistico del 1679 , con fregi, volute, nicchie pinnacoli, che rispecchiano l’arte barocca. Sul portale d’ingresso la scritta “ Pulvis et umbra “ del poeta latino Quinto Orazio Fl.( v.16, Ode 7, libro IV). Conserva il dipinto di S.Filippo Neri . 

CATTEDRALE DEI SANTI FELICE ED ANDREA
Imponente complesso architettonico rinascimentale fatto erigere da Pirro del Balzo nel 1470. Divisa in tre navate (di cui quella centrale alta 13 m.) con cappelle laterali. Tra le navate e il presbiterio si erge un maestoso arco gotico. La Chiesa fu consacrata nel 1531 dal Vescovo Ferdinando Serone, spagnolo, sotto il pontificato di Clemente VII. Conserva la tomba di Maria Donata Orsini, reliquie e dipinti. E’ annesso il campanile di 42 m. la cui costruzione durò 125 anni.

CHIESA DI SAN BIAGIO


Posta in un vicolo della città, di particolare interesse sono la facciata di stile rinascimentale e i medaglioni laterali raffiguranti lo stemma di Pirro del Balzo e lo stemma dei principi Ludovisi.

CHIESA DI SAN DOMENICO

Edificata nel 1348, la chiesa conserva l’annesso convento che si estendeva col giardino fino a piazza Orazio Fl.. Caratteristica la facciata con motivi floreali e un trittico di figure aureolate del XIII sec..

CHIESA DI SAN ROCCO


Eretta dopo la pestilenza del 1501 in onore del Santo ( patrono di Venosa) che avrebbe liberato la città dalla peste. Nel 1851 la chiesa subì gravi danni a causa del terremoto.

CHIESA MADONNA DELLE GRAZIE 

Edificata nel XVI sec. con l’annesso convento. Completamente restaurata con i fondi del Giubileo 2000.

CHIESA DELL'IMMACOLATA

Di stampo moderno , costruita dalla Curia nel 1958.

CHIESA DEL SACRO CUORE


Costruita nel 1984.

lunedì 17 agosto 2015

IL SITO PALEOLITICO

Il sito Paleolitico potrebbe avere un’età compresa tra 300-400 mila anni . Esso rappresenta una delle più complete sequenze dell’ Acheuleano Medio italiano ( periodo preistorico del Paleolitico inferiore).

Le ricerche hanno portato in luce una serie di livelli frequentati dall’uomo, ben distinti tra loro, dove sono concentrati resti di fauna tra cui una vertebra e un frammento di mandibola di elefante. In tutti i livelli le specie animali più frequenti sono l’elefante, i cervidi, i bos, i bison.

Di rilevante importanza un cranio di Elephas antiquus rinvenuto durante gli scavi del 1988 e il più antico resto umano ritrovato nell’Italia Meridionale : un femore umano frammentario fortemente fossilizzato attribuito ad un individuo femminile di età adulta “ Homo erectus”. Gli studi e le ricerche sul sito sono stati condotti dagli anni ’50 e ’70 dall’Istituto Italiano di Paleontologia Umana e dal Museo di Antropologia di Monaco, in seguito dallo stesso Istituto in collaborazione con la Soprintendenza Speciale al Museo Nazionale Preistorico Etnografico “ L.Pigorini”.

mercoledì 12 agosto 2015

L'ANFITEATRO



II monumento fu realizzato in parte su terrapieno artificiale, in parte adagiato sul pendio collinare. L'ellisse, scavata solo parzialmente, era costituita da un anello esterno pilastrate e da un corpo centrale su tré livelli, occupati dalle gradinate della IMA, MEDIA e SUMMA CAVEA. I settori erano sostenuti da tré corridoi anulari e da ambienti delimi- tati da muri radiali generalmente non accessibili, tranne i due posti ai lati dell'asse maggiore, presso i quali si saliva all'IMA CAVEA. Il passaggio alle gradinate avveniva attraverso l'ambulacro; alla SUMMA CAVEA condu- cevano anche rampe poste lungo il portico esterno, di cui sono visibili solo le fondazioni in opera cementizia e parte dei plinti in pietra. Al centro dell'arena alcuni ambienti sotterranei con funzione di servizio (magazzino per le attrezzature, ricoveri per le bestie da combattimento, ecc.) sono scavati nella roccia e foderati in opera mista. L'anfiteatro, costruito in opera reticolata nel corso del I sec. d.C., ebbe grossi interventi di consolidamento strutturale durante il II sec. d.C., mediante muri di rinforzo in opera mista, fase in cui sono da ricondursi anche i sotterranei. L'edificio venne realizzato in un'area già edificata, saldan- do e perimetrando, con un muro in opera reticolata, due isolati dell'estrema periferia cittadina ed una strada. Numerose strutture plausibilmente abitative, non più visibili, rinvenute inglobate nei cunei e nella zona antistante l'anfiteatro, si riferiscono a fasi edilizie repubblicane ( III-I sec. 

domenica 9 agosto 2015

IL PARCO ARCHEOLOGICO

La unicità del caso di Venosa emerge dalle possibilità che questo centro offre avendo conservato una notevole parte dell'area urbanizzata in antico priva di edilizia moderna; il comprensorio della SS. Trinità, ricco di testimonianze di una continua occupazione dalla fase repubblicana romana all'età medioevale inoltrata, non ha infatti subito il trauma- tico inserimento della città moderna ed offre dunque un esempio rarissimo di stratigrafia urbana antica e medioevale indisturbata in un centro moderno. La particolare disponibilità di questa città a divenire un caposaldo nello studio dell'evolversi dei centri di fondazio- ne antica e vissuti continuativamente fino ad oggi è altresì garantita dalla qualità delle testimonianze monumentali e dalla vasta gamma delle tipologie architettoniche conserva- te. I modelli degli impianti abitativi verificabili nella zona della SS. Trinità possono tradurre in chiave areale, e dunque completare, i documenti monumentali conservati a livello episodico e parziale negli isolati della città moder- na; il rapporto tra gli spazi pubblici e privati nella stessa area-pilota può guidare l'analisi filologica del parcellario del centro storico; la presenza di impianti specialistici (anfiteatro, terme) è indizio del livello di monumenti che non potevano essere assenti in un centro la cui immagine era di massimo rilievo nell'ideologia della whanitas antica. Non diversamente la qualificazione architettonica dei monumenti ecclesiali della zona della SS. Trinità invita alla formulazione di problematiche anche nel campo delle testimonianze quasi sempre indirette di analoghi complessi, che altrove hanno lasciato brani monumentali riutilizzati o inglobati in successive superfetazioni, dalla Cattedrale al Castello. L'impianto termale, l'anfiteatro e il complesso ecclesiale della SS. Trinità costituiscono i momenti princi- pali dell'itinerario archeologico, ma per evitare che si pongano quali episodi isolati nella lettura storica e topografica del comprensorio devono costituire le tappe del continuum della città. E in tal senso accanto al plafond del tessuto abitativo assume grande significato la maglia viaria antica che sarà sempre più con il procedere delle ricerche l'elemento di collegamento tra le varie aree del parco, individuando già di per sé il filo del percorso attrezzato secondo il concetto informatore di "capire una città percorrendo le sue strade".

lunedì 3 agosto 2015

LA CASA DI QUINTO ORAZIO FLACCO


Si tratta di un edificio romano, nel quale in realtà sono stati più correttamente individuati ambienti termali (di sicuro un calidarium); la facciata è ancora in mattoni a legatura reticolata, mentre a sinistra dell'ingresso è murato un bassorilievo.

E’ la casa in cui sarebbe nato QUINTO ORAZIO FLACCO e che (secondo un'antica tradizione venosina) il poeta ricordava come la "domus" che dava sull’immensa valIata del Reale. Recenti scavi hanno dimostrato essere parti di terme di una casa patrizia composta dal "calidarium", cioè da una stanza rotonda per i bagni d’acqua calda, e da un altro vano rettangolare. La facciata si presenta in "opus reticulatum". A sinistra dell'ingresso vi è un avanzo di scultura incastrato nel muro. La finestrella che si affaccia sul vicolo ha la forma di un ferro di cavallo. Infine, sotto la strada del vicolo fu scoperto un mosaico con soggetti marini,oggi coperto da una botola.

venerdì 31 luglio 2015

LA CHIESA INCOMPIUTA

La chiesa incompiuta si innesta sulla c.d. chiesa vecchia, in continuità con i muri perimetrali, mantenendone il medesi- mo asse e le stesse dimensioni trasversali. È costituita da un corpo longitudinale, previsto a tré navate, con un ampio transetto sporgente ed absidato ed un coro molto profondo, circondato da un deambulatorio con cappelle radiali. In corrispondenza dell'attacco del transetto con il deambulatorio sono inserite due torrette scalari. Il corpo longitudinale presenta cinque colonne con grandi capitelli corinzi ed un pilastro polistilo all'incrocio con il transetto solo sul lato destro, mentre sul sinistro non furono realizzate neppure le fondazioni del colonnato settentrionale. Non fu mai realizzata la copertura. Cresciuta alle spalle della chiesa vecchia, ['Incompiuta resta l'unico caso visibile di un fenomeno che normalmente si doveva verificare quando si costruiva una chiesa nuova sul luogo di una più antica: generalmente si lasciava in piedi la prima, fino al momento in cui la nuova non era in grado di funzionare pienamente. Molto discussa la datazione del monumento, eseguito comunque in un arco di tempo piuttosto ampio, che va dall'età di Roberto il Guiscardo con l'arrivo di un gruppo di monaci direttamente dalla Francia (XI secolo), a quella di Ruggero II o di Guglielmo d'Altavilla, con influenza francese per il tramite della seconda ondata normanna di Sicilia (XII secolo).










 In realtà questo sistema planimetrico è una soluzione tipica dell'area francese, in cui le soluzioni particolari sono numerose, mentre in Italia si riscontra in pochi altri monu- menti di età normanna, quali le cattedrali di Aversa e della vicina Acerenza, nei quali si intuisce però un impianto comune, attuato con modalità del tutto diverse. È lecito perciò pensare ad un architetto o protomagister importato dalla Francia nell'ultimo quarto dell'XI secolo, che si avvalse di maestranze e materiali profondamente radicati nella cultura locale. In questo edificio, per esempio, l'Anfi- teatro e tutti i monumenti della zona hanno fornito, come una cava, materiale già pronto per l'uso, al quale viene adeguata tutta la progettazione di dettaglio fatta sul posto. Anche la planimetria importata sembra trovare terreno fertile in schemi già sperimentati nella stessa area, come quelli del triconco e del deambulatorio.

LA CHIESA DELLA SS.TRINITA'


Dell'Italia meridionale è tra i più interessanti e complessi monumenti, la chiesa vecchia, sorta in età paleocristiana su un tempio pagano dedicato a Imene protettrice delle nozze e ampliata a partire dall'ultimo quarto dell'XI secolo con la chiesa nuova, restata poi incompiuta. Un ingresso porticato, affiancato da due leoni, si apre in facciata, la quarta in ordine di tempo. Sulla destra del prospetto sporge il corpo di fabbrica parallelepipedo del monastero, collegato con l'atrio della chiesa; al piano terra, nella foresteria, sotto le volte e gli arconi sostenuti da pilastri cruciformi di epoca longobarda sono stati collocati due pannelli affrescati (S. Vito e S. Antonio) del XV secolo. 


giovedì 30 luglio 2015

LA CATTEDRALE DI S.ANDREA

Ne fu mecenate finanziatore Pirro del Balzo, che la commissionò nel 1470, in onore di S.Andrea apostolo, sull'antica chiesa greca di S.Basilio; ultimata nel 1502 ma consacrata circa 20 anni dopo, accoglie in facciata un portale d'ingresso del 1512, opera di Cola di Conza. Il campanile, alto 42 m, si sviluppa su due ordini e culmina in una cuspide piramidale; sui paramenti esterni sono incastonati sarcofagi e iscrizioni romane.

L'interno è a croce egizia su tre navate, con archi ogivali e imponente arco trionfale.Nella navata destra, il 1° altare è ornato da una Madonna con Bambino e i Ss.Anna, Nicola e Francesco della seconda metà del XVIII secolo; il 3° dal Martirio di S. Felice di Carlo Maratta. Notevole per la qualità plastica è il portale d'ingresso (1520) alla cappella del Sacramento, che si apre a destra del presbiterio: l'Assunzione della Vergine sull'altare è di Francesco Solimena. Sull'altare maggiore, Madonna dell'Idria del XIII secolo. Nella navata sinistra ,un piccolo ma intenso brano di affresco attribuito a Simone da Firenze, raffigurante l’”Adorazione dei Magi” (seconda metà del XVI sec.). Nella cripta sottostante la tomba di Maria Donata Orsini, moglie di Pirro del Balzo morta nel 1485.

IL CASTELLO DI PIRRO DEL BALZO



Fu Pirro del Balzo a finanziare la sua costruzione nel 1460 - 70, scegliendo come sito quello occupato dalla prima Cattedrale venosina. Furono allora innalzate parte delle torri cilindriche che segnano gli angoli della pianta quadrangolare e la murazione, mentre al tempo del vicereame spagnolo (1553) risalgono l'escavo del fossato, l'erezione dei bastioni e la loggia interna su pilastrini, e al XVII-XVIII secolo tutta l'ala nord-ovest. Dall'androne si accede al camminamento, una galleria seminterrata munita di feritoie e garitte. L'interno di questa è utilizzato in parte per il Museo archeologico nazionale , che contiene una scelta di materiali volti a connotare lo sviluppo storico della città e del territorio su essa gravitante dalla fase preromana al tardo impero e ai normanni; interessanti sono le ceramiche, la collezione numismatica, i mosaici pavimentali, le pitture parietali e le tipologie sepolcrali, cui si accompagnano, ormai in epoca paleocristiana, una croce-reliquiario dell'VIII-IX secolo.
Dal cortile interno del Castello si sale al loggiato aperto al tempo della trasformazione del fortilizio in residenza; di qui si passa nella Biblioteca comunale e nei due saloni di rappresentanza, con volte dipinte da soggetti allegorici nel XVIII secolo.

lunedì 27 luglio 2015

FESTA PATRONALE SAN ROCCO



Il patrono di Venosa è San Felice (o Felice di Thibiuca, 247-303) anche se la devozione dei venosini ha suggerito come coprotettore San Rocco la cui festa si celebra il 16 agosto.
Nel 1503 Venosa è colpita da una devastante epidemia di peste. La popolazione, disperata, invoca aiuto al Taumaturgo San Rocco da Montpellier per ottenere la liberazione dal contagio. Nello stesso anno il Vescovo Bernardino di Buon Giovanni da Recanati fa erigere, in prossimità del complesso della SS. Trinità, la chiesa dedicata al santo francese che aveva salvato la città dalla peste.
San Rocco, nato a metà del XIV secolo e morto a Voghera a 30 anni la notte tra il 15 e il 16 agosto, viene rappresentato nei dipinti e nelle statue in compagnia di un cane. Il santo di Montpellier in un pellegrinaggio a Piacenza nel curare i malati di peste viene contagiato; il suo altruismo lo porta a vivere in una grotta, isolato, per non essere causa di infezioni. Si narra che fu salvato da un cane che, durante la malattia, quotidianamente portava al santo un pezzo di pane sottratto al suo padrone.
Un’iscrizione sul portone d’ingresso della chiesa riporta la data del terremoto del 14 agosto del 1851 quando fu completamente distrutta. Nel 1852 fu ricostruita con l’aggiunta di due campanili laterali. 
La festa religiosa si svolge in tre giorni (16, 17 e 18 agosto) durante i quali la processione con la statua del santo (risalente al 1800 circa) percorre le antiche vie della città, portata dai confratelli in divisa “mozzetta verde”. La statua è portata e custodita per un giorno intero nella Cattedrale di Sant’Andrea, dove sono celebrate le Sante Messe Pontificali.
Per un periodo la festa è stata celebrata in settembre, per dare la possibilità ai contadini di parteciparvi perché i lavori di mietitura terminavano a fine agosto. 
Diversi sono gli aneddoti sulla chiesa del santo patrono di Venosa, come quello delle mamme che portavano i loro bambini malati davanti all’ingresso della chiesa dove lasciavano un sacchetto di grano del peso dei figli.

sabato 25 luglio 2015

QUINTO ORAZIO FLACCO (POETA LATINO)

Quinto Orazi Flacco , in latinoQuintus Horatius Flaccus e noto semplicemente come ORAZIO (VENOSA, 8 Dicembre 65 a.C –Roma, 27 novembre 8 a.C), è stato un poeta romano. Considerato uno dei maggiori poeti dell'età antica, nonché maestro di eleganza stilistica e dotato di inusuale ironia, seppe affrontare le vicissitudini politiche e civili del suo tempo da placido Epicureo amante dei piaceri della vita, dettando quelli che per molti sono ancora i canoni dell'ars vivendi.

Orazio nacque l'8 dicembre del 65 a.C. a VENOSA, colonia romana fondata in posizione strategica tra APULIA E LUCANIA,, allora in territorio DAUNO e attualmente in BASILICATA. Fu figlio di un fattore LIBERTO che si trasferì poi a ROMA per fare l'esattore delle aste pubbliche (coactor), compito poco stimato ma redditizio; il poeta era dunque di umili origini ma di buona condizione economica. Orazio seguì perciò un regolare corso di studi a Roma, sotto l'insegnamento del grammatico ORBILIO e poi ad ATENE, all'età di circa vent'anni, dove studiò GRECO e FILOSOFIA presso CRATIPPO DI PERGAMO. Qui entrò in contatto con la lezione epicurea ma, sebbene se ne sentisse particolarmente attratto, decise di non aderire alla scuola. Sarà all'interno dell'ambiente romano che Orazio aderirà alla corrente, la quale gli permise di trovare un rifugio nell'otium contemplativo. Il poeta espresse la sua gratitudine verso il padre in un tributo nelle Satire (I, 6).


Quando scoppiò la GUERRA CIVILE Orazio si arruolò, dopo la morte di CESARE, nell'esercito di BRUTO, nel quale il poeta incarnò il proprio ideale di libertà in antitesi alla tirannide imperante e combatté come TRIBUNO MILITARE nella BATTAGLIA DI FILIPPI (42 A.C), persa dai sostenitori di Bruto e vinta da OTTAVIANO. Nel 41 A.C tornò in Italia grazie a un'amnistia e, appresa la notizia della confisca del podere paterno, si mantenne divenendo segretario di un QUESTORE (scriba quaestorius), in questo periodo cominciò a scrivere VERSI, che iniziarono a dargli una certa fama. Nel 38 AC venne presentato a MECENATE da VIRGILIO e VARIO, probabilmente incontrati nel contesto delle scuole EOICUREE di Sirone, presso NAPOLI ed ERCOLANO. Dopo nove mesi Mecenate lo ammise nel suo circolo. Da allora Orazio si dedicò interamente alla letteratura, non si sposò mai e non ebbe figli. Già in questo periodo Orazio risulta debole di occhi, avendo contratto una congiuntivite.
Mecenate gli donò nel 33 A.C un piccolo POSSEDIMENTO in SABINA, le cui rovine sono ancor oggi visitabili nei pressi di LICENZA (RM), cosa molto gradita al poeta che, in perfetta osservanza del modus vivendi predicato da Epicuro, non amava la vita cittadina. Con la sua poesia fece spesso azioni di propaganda per l’imperatore Augusto, anche se, a dire il vero, in questo periodo Ottaviano lasciò una maggiore libertà compositiva ai suoi poeti (tendenza che sarebbe però stata invertita dopo la scomparsa di Mecenate: lo testimonia la vicenda biografica di OVIDIO). Esempi di propaganda augustea sono, ad ogni modo, alcune ODI e il CARMEN SAECULARE, composto nel 17 AC in occasione della ricorrenza dei Ludi Saeculares.
Morì nel novembre dell' 8 A.C.
 all'età di 57 anni e fu sepolto sul coll eESQUILINO, accanto al suo amico Mecenate, morto solo due mesi prima.